Le pietre d’inciampo sono parte di un progetto per contrastare ogni forma di negazionismo della violenza nazifascista, che è partito dall’artista tedesco Gunter Demnig e che riguarda la costruzione di un mosaico diffuso in tutta Europa. Più di 50 mila sono già state posate in molti Paesi nei luoghi in cui vissero le vittime delle persecuzioni razziali e politiche. Ogni sampietrino reca inciso il nome e il cognome della persona che si vuole ricordare, la data della nascita, quella della deportazione e, per quanto possibile, quella della morte.

Per illustrare il progetto giovedì 9 gennaio alle 18 presso l’Aula Magna dell’Università di Mantova, è in programma una conferenza con la lezione di Adachiara Zevi, storica dell’arte, docente universitaria, fondatrice dell’associazione “Arteinmemoria”. Interverranno, inoltre, il sindaco di Mantova Mattia Palazzi, il Prorettore del Polo Territoriale di Mantova del Politecnico di Milano Federico Bucci, la Presidente Istituto Mantovano di Storia Contemporanea Daniela Ferrari e la storica Maria Bacchi. Con questa iniziativa si vorrebbe estendere la ricerca su tutti i deportati mantovani, coinvolgendo associazioni, ricercatori, insegnanti, studenti e cittadini, per un percorso di ricerca storica e di costruzione di memoria pubblica.

Venerdì 10 gennaio alle 15, per iniziativa dei discendenti di Franco Levi, l’unico sopravvissuto della famiglia Levi di Mantova, davanti alla casa di via Principe Amedeo, tra i numeri civici 40 e 42, Demnig poserà quattro pietre d’inciampo che porteranno i nomi di Enea Samuele Levi, di Elide Levi e delle loro figlie, la ventiquattrenne Silvana e la quattordicenne Luisa, la più giovane deportata ebrea da Mantova. Alla cerimonia interverranno il sindaco Palazzi, il Presidente della Comunità Ebraica Emanuele Colorni, e Silvana Levi Dayaghi.




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